L’accesso agli atti amministrativi è di fondamentale importanza per ricostruire la storia dell’iter autorizzativo di un’unità o di un compendio immobiliare.
Anche se, con il decreto “Salva Casa”, alcuni professionisti ritengono che sia sufficiente considerare valido l’ultimo titolo disponibile (anche se non asseverato), questo approccio non è corretto. La ricostruzione completa dell’iter autorizzativo è doverosa e obbligatoria, al fine di individuare la successione delle pratiche edilizie e identificare correttamente l’ultima pratica su cui basare eventuali confronti.
In diverse occasioni ho constatato come alcuni professionisti si limitino a fotografare in modo sommario solo una parte della documentazione, commettendo un grave errore: tralasciano spesso documenti importanti, omettono le fotografie d’insieme della tavola più significativa, oppure dimenticano le tavole relative ai calcoli urbanistici.
Inoltre, le immagini risultano frequentemente sfocate, illeggibili o riprese con angolazioni diagonali invece che parallele. Un altro errore comune è quello di non richiedere i documenti non espressamente citati negli atti, ma comunque indispensabili, rendendo spesso necessaria una seconda richiesta di accesso agli atti per integrare quanto inizialmente tralasciato.
Quello che non comprendo è la superficialità con cui alcuni professionisti operano: magari sottopagati, ma pur sempre responsabili di un lavoro che richiede precisione. In certi casi, rinunciare all’incarico perché non adeguatamente retribuito rappresenta forse la scelta più professionale.